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Hopper, Early Sunday Morning, 1930

E. Hopper (Nyack, 22 luglio 1882 - New York, 15 maggio 1967)
Early Sunday Morning, 1930

Un’immagine che purtroppo ci è famigliare: una strada deserta e silenziosa, come deserte e mute sono le nostre strade, oggi ai tempi del virus, quando il consorzio sociale è annichilito d’autorità.

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Il quadro  (89,4cm x 153cm) che Hopper dipinge, un’opera che al pittore stesso piaceva molto, “quasi una traduzione letterale della Settima Strada” -come ebbe a dire-, è solo all’apparenza semplice: la facciata continua di un edificio basso.

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Ma l’articolazione interna tradisce la complessità compositiva: l’opera si sviluppa, da destra a sinistra, lungo coordinate orizzontali seguendo la provenienza della luce lanciata da un sole basso e mattutino, che determina la lettura dell’intera opera. La tela è occupata per sette ottavi dalla massa dell’edificio, solo una stretta fascia chiara nella parte superiore è riservata al cielo di cui possiamo apprezzare le diverse sfumature cerulee.

L’ iniziale impressione di staticità causata dalla massiccia volumetria è movimentata dai particolari dipinti: infatti lungo la facciata dell’edificio si alternano, al pianoterra, le insegne di differenti esercizi, ognuno con tendaggi diversi, come diverse sono le finestre del piano superiore. L’andamento orizzontale è inoltre interrotto dagli inserti verticali costituiti dall’insegna multicolore del barbiere, dall’idrante e dalle porzioni scure in corrispondenza degli ingressi dei negozi. In un’atmosfera pervasa da un senso di calma quasi metafisico, la mancanza di un centro attrattivo e il fluire della luce invitano lo sguardo a correre oltre i limiti del dipinto, quasi ad anticipare il brulichio vitale degli altri giorni della settimana.

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