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Hopper, Night Shadows, 1921

Edward Hopper, Nyach, 22 luglio 1882 - New York 1967

È una scena di grande intensità. Un uomo attraversa nottetempo una strada deserta e silenziosa, come deserte e mute sono le strade delle nostre città, oggi ai tempi del virus, quando il consorzio sociale è annichilito d’autorità. Siamo soli nella notte nonostante qualcuno ci guardi, ci veda, ci controlli, ci tracci.

Night Shadows, 1921

Una vertiginosa veduta dall’alto ci proietta nella scena, attraverso un’inquadratura fotografica o, forse meglio, cinematografica da pellicola noir degli anni Quaranta.

Dalla nostra immaginaria finestra possiamo seguire, si spera con partecipazione, il tragitto dello sconosciuto che, al centro dello spazio rappresentativo, emerge, sagoma oscura, dalle tenebre della notte entrando nel fiotto di luce proiettata da un lampione, la cui presenza è solo intuita grazie all’ombra lunga del palo sulla pavimentazione stradale.

Sono le ombre che costruiscono, lasciandole affiorare dal buio, la figura umana e l’architettura delle case incise nella parte superiore, in un gioco di ombre e luci, di neri e di bianchi che amplificano la forza visiva di quest’immagine e, insieme ad essa, il nostro coinvolgimento. Elemento solo apparentemente secondario e scenografico, le case costituiscono un altro punto focale dell’immagine, al quale siamo rimandati dall’ombra lunga che percorre la scena da sinistra a destra: la loro massiccia presenza controbilancia il peso della luce artificiale e situa la figura umana in quel contesto urbano che l’artista indagherà anche in successive opere.

dettaglio

L’uomo è qui il protagonista, attira il nostro occhio e lo avvince prima di lasciarlo andare verso la luce e poi agli edifici, per richiamarlo, infine, a sé in un circolo che, con il contributo della prospettiva, racchiude la scena, senza isolarla

Si apprezzano già, in quest’opera di Hopper trentenne, non solo l’occhio cinematografico che Hitchcock dimostrò di saper apprezzare in film come Psycho, ma anche l’interesse dell’artista per la luce e la sua interazione con i corpi (“voglio […] dipingere la luce su di un lato di una casa” ebbe a dire in un’intervista); l’attenzione per l’architettura come elemento significante e non solo d’ambiente; l’analisi della città come luogo dell’uomo, carico di suggestioni ed enigmi. Tutti elementi  che ritroveremo nelle sue opere successive.

Quest’incisione mi ha sempre attratto per una particolarità che non è facilmente rintracciabile in altri lavori.
Sarà per l’atmosfera drammatica, sarà per il chiaroscuro ma trovo che in questa rappresentazione Hopper, in un certo qual modo, partecipi alla vita del personaggio che ritrae, solitario, in mezzo alla strada.
Coinvolgimento che, sempre che ci sia, nelle altre opere, anche coeve, non è evidente.

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