Arte contemporanea Mostre

Materie Spazi Visioni – Valerie Krause (secondo piano)

Passaggio, 2006-2019 (dettaglio)

Se al piano terra ci troviamo a fronteggiare le geografie mentali di Ko, al primo piano ad essere mentali sono i passaggi temporali calati in un paesaggio domestico; paesaggi che si fanno pubblici e “reali” al secondo piano, visitando l’esposizione delle opere di Valerie Krause.

Passaggio, 2006-2019 (parete) e Senza titolo, 2019 (primo piano)
Dove (per), 2019

Più fisica, infatti, più giocata -vale dire- sulla corporeità del visitatore è l’esposizione di Valerie Krause (senza sottotitolo), che costruisce un vero e proprio paesaggio (post-)minimalista costituito dall’interazione tra i poliedri in compensato bianco adagiati sul pavimento (Senza titolo, 2019) in relazione con il Passaggio, 2006-2019, delle “nuvole” sulla parete (evocate da pellicole trasparenti stampate a pois neri più o meno rarefatti), creando una geografia dello spostamento e dell’evitamento (diverse, dunque, dalle geografie della Ko). Il visitatore è costretto, con necessità minimalista, ad aggirare gli oggetti a terra mentre, passando da un lato all’altro della sala, osserva lo svilupparsi dell’opera a parete la quale, durante questo spostamento, pare quasi ondulare mentre (una sorta di trompe l’oeil che fa il paio con le ceramiche a parete che mimano il legno –Senza titolo, 2019-), per passare da un Dove (per), 2019 che si deve indovinare.

Nel paesaggio costruito dalla Krause, in questa sorta di doppia esperienza percettiva, l’immaginazione, attivata dal dispositivo artistico, ci immerge in un orizzonte glaciale e distante che va però fisicamente evitato, scavalcato -anche letteralmente per evitare di inciampare nei poliedri-, e così facendo ci ritroviamo nello spazio reale della galleria. Una sorta di duplice presenza che lega insieme sperimentazione dello spazio fisico  da attraversare ed esperienza del luogo vissuto mentalmente.

Veduta dell’allestimento

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