Arte contemporanea Mostre

Materie spazi visioni – Atti di resistenza (piano terra)

Geografia temporale. Atti di resistenza, 2018
Sollevazione. Polvere di altri cieli, 2020

Sophie Ko, la cui sezione reca, appunto, come sottotitolo “Atti di resistenza”, realizza una serie di Geografie temporali invitandoci già dal nome a scorgere nelle opere paesaggi che ora hanno l’aspetto di luoghi spaziali, extraterrestri, visti da una distanza siderale, ora invece disegnano profili montuosi: sono sempre paesaggi astratti, capaci di farci vivere l’esperienza temporale del cambiamento (che in queste opere appare lento, addirittura geologico) perché le polveri possono disporsi sempre diversamente e presentare sempre paesaggi diversi. Niente di tutto ciò che si vede è “disegnato” -lo si avverte chiaramente- ma è l’immaginazione, unita all’assetto che di volta in volta possono assumere la cenere, i pigmenti, le ali di farfalla, che dà vita a queste immagini, a loro volta portatrici del senso di instabilità che pervade l’intera installazione: le polveri possono mutare posizione, le ali di farfalla sono esplicito riferimento al luogo comune della bellezza cadùca, un richiamo al breve attimo. Tutto ci sembra cristallizzato, eppure l’instabilità, materiale e concettuale, è evidente: sono veramente paesaggi, quelli che vediamo? quanto a lungo resisteranno nella configurazione che esibiscono?
Ancora, siamo sicuri che l’installazione con i blocchi di carbone sia una Sollevazione. Polveri di altri cieli, 2020, e non piuttosto una caduta?

Geografia temporale. Vanitas del giorno, 2019

La bellezza di questi lavori è malinconia…

Un nido, 2019
Geografia temporale. I figli di Medea, 2019

Ci si ritrova a chiedersi a cosa resiste questa mostra. Al dissiparsi di ogni cosa, al venire meno delle più basilari certezze (i figli di Medea ne sanno qualcosa…), al venire meno della bellezza? alla morte, dunque, verrebbe da dire.
Ma queste opere incorporano il decadere, la provvisoria mutabilità, nelle loro stessa costituzione: le polveri cedono all’imperio della forza di gravità, le ali di farfalla sono effimere, e Un nido sviluppato… oh, quale delicatezza, quale fragilità, quale impotenza è così potente da evocare!
E, allora, di quale resistenza dobbiamo parlare?
Forse -oso!- del resistere al proprio persistere: un invito, dunque, al lasciar fluire, al lasciar cadere; un elogio del provvisorio, del transitorio, all’andare e venire della vita e alla transeunte mutevolezza della bellezza.

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